Il tumulo di S. Osvaldo

"...e poi, dopo aver messo il cadavere nella tomba su un giaciglio di fogliame, conficcavano a terra le lance da una parte e dall'altra del morto e vi mettevano sopra pezzi di legno che poi ricoprivano con una stuoia.... Fatto questo, innalzavano tutti insieme un tumulo, gareggiando nel desiderio di farlo quanto più grande possibile"
(Erodoto, Storie, libro IV 72,5)

Tra il 2000 e il 2002, per iniziativa del Rettore dell’Università degli Studi di Udine, si sono svolte tre campagne di scavo in un tumulo protostorico situato nell’Azienda Agraria Universitaria dell’Ateneo, in località Pras de Tombe (San Osvaldo). Si è trattato del primo scavo del genere condotto con metodo rigorosamente stratigrafico e senza motivi di urgenza.

Il tumulo, sorto su un terrazzo formato da antiche alluvioni dei torrenti Cormor e Torre, presenta forma troncoconica, con base subcircolare di circa m. 26 di diametro e altezza di circa m. 4; nel primo ’900 il suo diametro massimo di base era di m. 35 circa, poi la piccola altura artificiale venne fatta modificare dalla direzione dell’Ospedale Psichiatrico perché assumesse una forma troncoconica più regolare e risultasse coronata da un terrazzo-belvedere. In effetti l’indagine di scavo ha accertato che la struttura era stata assottigliata alla base e rialzata alla sommità mediante l’apporto di falde di ghiaia, ciottoli e limo, per circa 90 cm. di spessore.

Per essere reso visibile anche a distanza, il tumulo era stato innalzato su una ondulazione dell’alta pianura alluvionale, la cui sequenza geologica – terreno limoso-argilloso ricco di arenarie (“ferretto”) sopra al substrato ghiaioso – è stata vista alla base del monumento. Sul versante est vi è una fornace per calce di epoca tardoromana, costruita in grosse pietre a secco, parzialmente incassata alla base del pendio; sul lato sud è stata individuata e parzialmente indagata un’ampia fossa adibita ad una attività che prevedeva l’uso del fuoco, anch’essa di presumibile età tardoromana.

Il monumento protostorico è risultato costituito – dall’alto verso il basso – da falde di argilla alternate a ghiaie fermate da piccoli sbarramenti lignei, da una spessa falda di terreno argilloso e da una cupola di ciottoloni (5 m. di diametro, 70 cm. di altezza), formata da grossi ciottoli disposti secondo uno schema radiale attorno ad una camera funeraria rettangolare di m. 2,30 x 0,80, costruita in legno. Sull’originaria copertura lignea erano state poggiate file di ciottoloni di dimensioni più grandi che, in seguito alla decomposizione del legno, erano sprofondati all’interno del vano funerario e avevano schiacciato lo scheletro del defunto.

L’inumato, privo di corredo, giaceva sul fianco sinistro, in direzione sud-est/nord-ovest, con il capo ruotato a sinistra, verso ovest, i gomiti piegati, con le mani raccolte davanti al volto, e le gambe lievemente flesse. Si tratta di un maschio adulto morto tra i 25 e i 35 anni, molto robusto, sano e nutrito adeguatamente; l’altezza era circa 1,70 m. e il peso circa 76 Kg.

La tomba di San Osvaldo è stata datata in via preliminare nella prima metà del II millennio a.C. (tra l’antica e l’inizio della media età del bronzo), indicazione poi precisata dall’analisi radiocarbonica condotta su un campione di collagene osseo estratto da una falange, che ha fornito la data media calibrata del 1920 a.C., corrispondente ad una fase centrale dell’antica età del bronzo.

In base agli elementi che possediamo è possibile affermare che tra l’Antico e il Medio Bronzo vivevano in Friuli piccole comunità il cui assetto sociale era fondato sui rapporti di parentela; i loro capi erano dei pastori-guerrieri il cui prestigio si manifestava nel possesso di un’arma – come il pugnale rinvenuto negli anni ’80 nel tumulo di Selvis di Remanzacco – ma soprattutto nella complessità costruttiva e nell’imponenza delle loro tombe, visibili anche a distanza. Nei tumuli friulani, come in quelli coevi dell’Europa centrale e centro-orientale, si legge inoltre la volontà dei gruppi locali di affermare solennemente il proprio possesso del territorio.

Ai lavori che hanno portato alla scoperta della tomba celata all’interno del tumulo hanno partecipato numerosi scienziati e tecnici, e ciò ha permesso l’applicazione delle più diverse metodologie: dalle prospezioni geoelettriche e sismiche condotte per accertare l’esistenza di strutture sepolte, dal rilievo topografico e dalle osservazioni di carattere geosedimentologico – tutte attività preliminari allo scavo –, si è passati dopo l’indagine sul terreno allo studio antropologico e paleopatologico dei resti umani rinvenuti, all’analisi al C14, svolta a cura di un laboratorio specializzato di Miami in Florida, allo studio dei pollini per la ricostruzione dell’ambiente antico: quest’ultimo ha delineato per il territorio circostante un paesaggio vegetazionale sostanzialmente aperto con aree a prato/pascolo alternate a qualche campo coltivato.

Sulla sepoltura è stato infine eseguito un calco in resina poliestere che permette di musealizzare il ritrovamento e ne consente la fruizione a scopo divulgativo e didattico.

 


Come visitare il tumulo


Il tumulo è visitabile contattando lo STUDIO DIDATTICA NORD EST:

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